Carso. Semplicemente…Carso. Enostavno…Kras. Questo è il motto, bilingue, che campeggia sulle etichette delle bottiglie di vino dell’azienda Milič Damijan di Repen.
Carso, pietra e profumi di bosco, gelida bora che scende dalle Alpi, e tiepido Sole che risale dal Mediterraneo. Questo è il Carso, il punto dove il Sud ed il Nord si toccano, diretti, senza intermediari.
E questo è ciò che l’avventore troverà quando si recherà a visitare l’Osmiza dei Milč, il Carso nelle sue versioni più pure e famose. Case di pietra addossate in un segreto cortile, discreta platea dal quale si può assistere allo svolgersi delle giornate quotidiane che passano per la piazza principale, ma da dove si può anche assistere alle tradizionali danze in costume delle Nozze Carsiche. Repen 49, proprio nel centro del paese, questa è la confortevole sede dell’ azienda dei ‘Čeldin’ve’, I Testardi, (Traduzione approssimativa), che è il soprannome che individua questo casato dei Milič, cognome diffusissimo, che altrimenti resterebbe troppo generico per individuarne i componenti.
La dinastia dei Testardi è ancora ben rappresentata da nonno Alojz, fresco centenario, classe 1919, ma la conduzione è in mano a suo nipote Damijan, che supportato dalla gentile consorte, Valentina, un paio di anni fa ha avuto il coraggio di prendere in mano le redini di un’azienda che definire storica è dire poco, in quanto è l’unica a vantare, anche se la manifestazione non si tiene più, oltre 40 anni di presenza alla Mostra del Terrano. Ma in questo stà il coraggio di Damijan, che ha portato il suo vino alla corte degli intenditori, rimediando una medaglia d’oro per il suo generoso Terrano 2016, e una d’argento per la vivace Vitovska e l’apprezzamento di celebri ristoratori della regione.
Ad esaltare le qualità organolettiche di questi vini eccellenti, i salumi preparati in famiglia, dal prosciutto alla pancetta, anche calda, dall’ombolo al salame. I sapori del Carso sono superbamente intrappolati in queste vivande, ed il palato di chi avrà il piacere di gustarli non mancherà di esaltarsi e perdersi in visioni ormai lontane di questa terra, di quando la bora soffiava forte, e le lattaie portavano, in bicicletta, il latte a Trieste.